Dal 2035 in Europa in vendita solo auto senza emissioni. Ma sulla Co2 è scontro politico - Libertà Piacenza

2022-08-20 06:00:24 By : Mr. Changlong Xu

Dalla tensione e le urla sull’Ets all’applauso liberatorio per la decisione storica di dare lo stop alla vendita di auto che emettono Co2 dal 2035. L’assemblea plenaria di Strasburgo si è pronunciata ieri su otto dossier del pacchetto Fit for 55, l’insieme di testi legislativi di maggiore ambizione dell’Ue sulle politiche del clima, per tagliare le emissioni del 55% entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica per metà secolo. La plenaria alla fine ha approvato cinque degli otto testi previsti: due sull’aviazione, due sulle emissioni e gli assorbimenti Co2 da agricoltura e foreste e quello sugli standard di emissione di Co2 per auto e furgoni nuovi. L’Europarlamento si è schierato con la Commissione europea e chiede la fine delle vendite delle auto che emettono anidride carbonica nel 2035. Un segnale importante per il mercato dell’auto elettrica. Secondo gli eurodeputati, inoltre, i produttori di nicchia della Motor Valley, come Ferrari e Lamborghini, dovranno continuare a beneficiare di una deroga fino al 2036. La plenaria ha però rinviato alla commissione Ambiente la riforma del mercato Ue della Co2, il cosiddetto Ets, e i due testi collegati, il Fondo sociale per il clima e quello dei dazi climatici conosciuto come Cbam. Vale a dire una parte importante e controversa del pacchetto. “Dopo l’esito negativo di oggi della riforma del mercato del carbonio al Parlamento europeo, ci concediamo 15 giorni per raggiungere un accordo e votare questa fondamentale riforma climatica il 23 giugno”, ha annunciato il presidente della commissione Ambiente dell’Europarlamento Pascal Canfin. L’intenzione è votare nella miniplenaria di Bruxelles. Non sarà facile, ma il pacchetto Ets ha troppa importanza, anche dal punto di vista politico. L’obiettivo dichiarato delle istituzioni Ue è approvarne una parte sostanziale prima della Cop di Sharm El Sheikh, in programma per il prossimo novembre. La presidenza francese del Consiglio Ue attendeva il posizionamento dell’Europarlamento per accelerare e avere anche l’orientamento degli Stati membri sugli stessi dossier in modo da cominciare il negoziato e alimentare la leadership globale dell’Ue sulle questioni climatiche. Gli eurodeputati hanno anche approvato misure per consentire che il mercato Ue della Co2 copra le emissioni di tutti i voli in partenza da un aeroporto nello Spazio economico europeo e per eliminare le quote gratuite per il settore nel 2025 anziché nel 2027 come proposto dalla Commissione. LO SCONTRO POLITICO Fumata nera per la riforma del sistema Ets, luce verde per lo stop alla vendita di auto inquinanti dal 2035, allarme rosso per la maggioranza Ursula. Quella sugli otto capitoli del pacchetto clima – il cosiddetto Fit for 55 – è stata una battaglia come non se ne vedevano da tempo a Strasburgo, con la spaccatura tra Ppe e Socialisti&Democratici a simboleggiare il caos. La Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen, prima promotrice del Fit for 55, non potrà non tenerne conto. Ma anche in Italia lo scontro sull’ambiente allunga le sue propaggini decretando una nuova spaccatura all’interno della maggioranza di governo e confermando le tante crepe nel centrodestra. La bagarre ha preso il via poco prima di pranzo. In aula approdava la riforma dell’Ets (il sistema di scambio per le quote di emissione) che include anche il contestato Ets II, con il quale l’obiettivo era tassare la Co2 emessa da trasporti su gomma e caldaie, anche domestici. Il voto era previsto in bilico, ma a far deflagrare tutto è stato il timing dell’eliminazione delle quote di emissioni gratuite di cui, attualmente, beneficia la grande industria europea. S&D e i liberali di Renew puntavano al range 2026-32, il Ppe, appoggiato da Ecr, proponeva il 2028-34. A passare, in aula, è stato proprio l’emendamento dei Popolari. Ma, a quel punto, i Socialisti hanno deciso di bloccare l’intera riforma. “Si sono alleati con l’estrema destra, con Adf e Le Pen, per i loro capricci”, ha tuonato il vicepresidente del Ppe Antonio Tajani dopo la bocciatura del capitolo Ets. Sulla riforma del mercato delle emissioni i partiti della maggioranza Draghi sono andati in ordine sparso. La Lega ha votato contro, FI a favore, M5S si è astenuto. Gran parte della delegazione Dem sul testo finale si è astenuta, in quattro si sono spinti al voto contrario. Due eurodeputati – Paolo De Castro e Giuseppe Ferrandino – avevano invece detto sì all’emendamento del Ppe. Sul voto finale sulla riforma “la posizione del Pd è stata netta: assieme al M5S, alla sinistra e ai Verdi abbiamo preso una votazione di non voto”, ha spiegato il capodelegazione Dem Brando Benifei. “Per Letta una figuraccia, il Pd affossa uno dei provvedimenti principali”, ha attaccato la leader di Fdi Giorgia Meloni. “Il Pd ha votato come le destre”, ha incalzato Carlo Calenda di Azione. Ma è sullo stop alle auto inquinanti dal 2035 che S&d si è preso una rivincita. L’emendamento del Ppe che riduceva al 90% del totale delle emissioni lo stop ai veicoli a benzina, diesel e gpl è stato bocciato. Su quell’emendamento i Popolari – di cui sono espressione la presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola e von der Leyen – erano stati chiari: con una bocciatura non avrebbero votato l’intero capitolo auto. Ma alla fine, a prevalere, è stato il fronte formato da S&d, Renew e Greens, con il sostegno del M5S. “Sulle auto la destra si è ricompattata ma ha perso la battaglia”, ha esultato il Pd. “Oggi abbiamo scoperto che i Dem sono contro i lavoratori”, ha sottolineato Tajani riassumendo l’ira del Ppe. Mentre per Matteo Salvini lo stop alle auto inquinanti “è una follia assoluta, un regalo alla Cina e un disastro per i lavoratori”. Unico punto sul quale, trasversalmente, le delegazioni italiane si sono compattate è stato l’emendamento salva Motor Valley, che sugli standard di emissione prolunga le deroghe per i piccoli produttori. Di certo, i voti della plenaria di Strasburgo non chiudono la questione ambientale. I capitoli Ets, Fondo Sociale per il Clima e carbon tax alle frontiere tornano in commissione Ambiente mentre quelli approvati saranno oggetto dei negoziati del trilogo tra Parlamento, Consiglio e Commissione. Ma i voti di oggi rischiano di delineare anche una fase ben più caotica per il Parlamento Ue. La maggioranza Ursula non è salda come un tempo. La crescita dei liberali e le ultime sconfitte nei Paesi membri del Ppe si stanno facendo sentire. “La maggioranza formata da S&d e dai liberali a guida macroniana ha ottenuto un risultato netto”, ha osservato Benifei. Su dossier come il RepowerEu o la tassonomia, a Strasburgo, già si preannuncia tempesta.

I COMMENTI DI ENRICO LETTA E MATTEO SALVINI “Un bicchiere mezzo pieno”. Il segretario del Partito democratico Enrico Letta giudica così la convulsa giornata di votazioni al Parlamento europeo sul pacchetto Fit for 55. “Il pacchetto Fit for 55 è davvero molto ambizioso e ieri ne è stata approvata una parte importante, quindi per me è un’ottima notizia. La parte che è rimasta bloccata andrà ai tempi supplementari, e io spero che la si riesca a sistemare prima del fischio finale. Dobbiamo una risposta ai nostri figli, ai ragazzi di Fridays for Future che a migliaia invasero le città di tutto il mondo nel 2018 e 2019 . Ieri una risposta parziale c’è stata”. Per il segretario “chi dice che destra e sinistra non esistono più, che è tutto un miscuglio, sbaglia e la giornata di ieri lo ha dimostrato. Destra e sinistra esistono eccome: le destre italiane ed europee hanno votato per metter da parte il tema della sostenibilità. Noi abbiamo scelto il futuro, sapendo che non c’è più tempo a disposizione”. Alcune destre hanno votato insieme alle sinistre? “Sì, ma con motivazioni opposte. Effettivamente su alcune cose, penso al provvedimento sul mercato delle emissioni, noi e la Meloni abbiamo votato insieme, ma da prospettive completamente diverse”.

Replica a distanza del segretario della Lega, Matteo Salvini: “A Strasburgo è andata in scena una rappresentazione che dimostra l’immaturità di una certa politica, che antepone visioni ideologiche e non realistiche alla tutela concreta degli interessi dei cittadini e dei lavoratori europei (e italiani in particolare). Dell’aver privilegiato ideologia a lavoro, le forze di sinistra se ne fanno addirittura un vanto, nonostante malumori interni che hanno prodotto spaccature dolorose nella maggioranza Ursula e nel Partito democratico”. In una lettera pubblicata su La Stampa, prosegue: “Con un malinteso obiettivo di tutelare l’ambiente (e chi potrebbe dirsi contrario?), il Parlamento europeo ha infatti partorito il pacchetto Fit for 55 che, in concreto, rappresenta un duro colpo per l’automotive e non solo, mettendo a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro collegati al settore, e non affronta concretamente alcuni temi legati all’ecologia”.

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