Un laser polverizza le placche delle coronarie - la Repubblica

2022-07-23 05:16:34 By : Ms. helen Liang

Un laser che polverizza letteralmente le placche di calcio delle coronarie consentendo così di effettuare in sicurezza un successivo intervento cardiologico più complesso come, per esempio, l’angioplastica coronarica con lo stent. E' quello utilizzato di recente all'Ospedale di Padova per un intervento innovativo, realizzato solo nei centri più all'avanguardia in Europa, su un paziente che era già stato sottoposto a interventi per disostruire le coronarie senza successo.

L’angioplastica coronarica con lo stent è attualmente il più frequente metodo di rivascolarizzazione. Ma circa il 15% dei pazienti hanno gravissime calcificazioni nelle coronarie: “E’ come se ci fossero delle pietre indilatabili”, spiega Giuseppe Tarantini, presidente della Società Italiana di Cardiologia Interventistica – Gise e direttore della cardiologia interventistica dell’Università di Padova. “Di conseguenza, pur utilizzando tutte le tecnologie a disposizione, lo stent non riesce ad espandersi. E’ come un tubicino ristretto e questo mette il paziente a rischio di infarto”.  

Attualmente ci sono due tecnologie con le quali si prova a trattare una lesione coronarica calcifica per disostruirla: “C’è il Rotablator che è un trapano che gira a 180mila giri al minuto e che si inserisce nella coronaria per fresare questo calcio, ma l’inconveniente è che non sempre funziona. Inoltre, con la fresatura i residui di calcio e di placca vanno in circolo e si fermano a livello dei capillari dando origine a delle microembolizzazioni”, spiega il presidente di Gise. L’altra possibilità per disostruire l’arteria è quella di usare dei palloni che si gonfiano a 40 atmosfere (un valore altissimo) dentro la coronaria: “Servono per forzare ulteriormente la placca calcifica ma espandendola così tanto si può spaccare la coronaria con rischio maggiore di mortalità”.

Nel 5% dei pazienti che hanno le coronarie calcificate non sono applicabili queste due tecniche. Secondo uno studio americano condotto su oltre 5mila pazienti e pubblicato su Jama Cardiology, la semplice presenza di calcio, anche per gli score più bassi è associata ad un aumento da 2,6 a 10 volte di eventi clinici nell’arco dei 12,5 anni successivi. Per chi presentava gli score più elevati (pari a 100 o superiori), l’incidenza di mortalità è risultata pari al 22%, in pratica 1 su 5.

In alternativa a queste due tecniche di disostruzione, c’è una metodica estremamente innovativa, utilizzata solo nei centri ospedalieri più all'avanguardia e di alta specializzazione a livello europeo, cha permette di trattare una lesione coronarica severamente calcifica in un paziente ad alto rischio, sul quale le metodiche interventistiche convenzionali non hanno avuto alcun risultato. “Il paziente che abbiamo operato - racconta Tarantini - rientra nel 5% dei casi con angina refrattaria e aveva tentato in più modi una dilatazione delle coronarie senza nessun risultato”.

In passato, questa tecnologia era già stata usata per i trombi. Ora per la prima volta è stata utilizza in un paziente con gravissime calcificazioni in cui erano fallite tutte le altre tecniche. L’intervento è stato effettuato introducendo nella coronaria malata, attraverso un piccolo foro praticato sull'arteria radiale del polso, la sonda laser collegata a un generatore che una volta messa in azione ha permesso di "bombardare" con il fascio di luce laser la placca di calcio intrattabile che ostruiva la coronaria. “Abbiamo inserito la sonda laser all’interno della coronaria nel paziente sveglio senza nessuna anestesia”, spiega Tarantini. “A quel punto, abbiamo acceso il fascio di luce che deve andare sulle pareti dove ci sono le calcificazioni. Per questo, abbiamo iniettato un mezzo di contrasto per cui il fascio di luce è stato deviato intorno alla parete del vaso e a questo punto, con un solo passaggio, il calcio è stato vaporizzato, un po’ come quando si fanno gli ultrasuoni per rompere i calcoli della colecisti”. Un altro vantaggio di questo laser è che è impossibile rompere la coronaria perché le onde sonore agiscono selettivamente sulle strutture rigide, cioè quelle calcifiche e non vanno sulle strutture più elastiche, cioè le fasce muscolari delle coronarie. 

Ora il paziente non ha più alcun sintomo e ha potuto fare l’angioplastica con stent senza complicanze. La coronaria malata, grazie all'azione del laser che ha vaporizzato in pochi minuti la placca di calcio che la ostruiva, è stata completamente riaperta permettendo il ristabilimento di un normale flusso di sangue ed evitando così al paziente un intervento chirurgico di bypass coronarico. “Affrontare delle lesioni come quella che aveva il nostro paziente è stato stupefacente” commenta Tarantini. “Non ci credevo neanche io perché quando falliscono i trapani in genere ci si arrende”. Dal momento che la tecnica è molto innovativa, i costi sono elevati: circa 4-5mila euro rimborsati dal SSN. “Al momento, non è molto diffusa e viene praticata in 7-8 ospedali italiani anche perché serve una formazione specifica per il settaggio della macchina”, conclude Tarantini.