Guerra in Ucraina, gli effetti sull'automotive - NEWSAUTO.it

2022-06-25 05:57:46 By : Ms. Mary Lin

La guerra in Ucraina sta causando conseguenze devastanti in tutti i settori, da quelli civili a quelli economici. L’effetto delle sanzioni e l’aumento dell’inflazione hanno causato pesanti conseguenze anche sul comparto automotive, già profondamente provato dalla crisi economica generata dalla pandemia e da quella dei semiconduttori.

Gli effetti della guerra in Ucraina sull’automotive si fanno sentire soprattutto sull’industria. Secondo uno studio dell’agenzia Standard & Poor’s Global Mobility è prevista una riduzione di circa 5 milioni di unità sulla produzione globale del biennio 2022-2023.

Le cause sono da ricercare, in primo luogo, nei problemi logistici e nella catena di approvvigionamento che ha generato il conflitto, oltre alle carenze di alcuni componenti critici.

In particolare, in Ucraina vengono prodotti i cablaggi, usati nei veicoli per l’energia elettrica e la comunicazione tra le parti: il Paese ospita 17 stabilimenti dediti a queste produzioni ed è secondo solo a Romania e Marocco, oltre ad essere strategicamente coinvolto insieme alla Polonia nella rotta di sdoganamento e smistamento anche di materie prime e prodotti provenienti dalla Cina. D’altra parte, sul fronte opposto, ci sono gli stabilimenti situati in Russia alle prese con le conseguenze delle sanzioni e della difficoltà dei trasporti.

Di fronte alle difficoltà generate dalla guerra, i produttori stanno dando la priorità alla produzione di vetture di fascia alta (in particolare quelle elettriche o ibride) che offrono maggiori margini di profitto, a sfavore della produzione delle utilitarie e, quindi, a danno delle fasce economicamente più deboli.

Non a caso ci troviamo di fronte ad una crescita del mercato dell’usato, amplificando il fenomeno di una maggiore richiesta di pezzi di ricambio.

La domanda riguarda anche prodotti fuori produzione, con i produttori che si trovano quindi a dover eseguire velocemente una revisione di vecchi progetti con tutto ciò che ne consegue anche in termini di delta-test e omologazione after market.

Se, dunque, c’è un orientamento alla produzione di auto ibride o elettriche, anche in questo campo occorre fare i conti con diversi ostacoli. Sia Ucraina che Russia, infatti, sono Paesi fornitori di materiali preziosi per le batterie elettriche.

Il nichel, il cui prezzo è letteralmente impazzito nelle ultime settimane, è utilizzato sia nelle batterie per auto elettriche che nella produzione di acciaio; sono fortissimi anche i rincari che si registrano per cobalto e litio.

Secondo un’analisi di IHS Markit, i costi medi delle batterie per vetture elettriche sono aumentati fino a settemila dollari per veicolo sulla scia dell’invasione russa in Ucraina. Quest’ultima è grande esportatore di gas neon che serve per la produzione di semiconduttori, mentre la Russia fornisce circa un terzo del palladio consumato nel mondo, minerale a sua volta utilizzato nella fabbricazione di chip, la cui carenza è ormai più che nota.

Per quanto riguarda i singoli marchi l’effetto delle sanzioni alla Russia ha colpito principalmente la Renault, che è stata costretta a vendere la sua quota di maggioranza (67,69%) nella casa automobilistica Avtovaz all’istituto scientifico russo “Russian Central Research and Development Automobile and Engine” stipulando un accordo che include un’opzione di riacquisto futuro.

Altri marchi invece per effetto della guerra hanno deciso di interrompere la produzione nelle loro fabbriche russe: Mazda ha fermato lo stabilimento di Vladivostok, mentre Mitsubishi quello di Kaluga. Anche Stellantis ha sospeso la produzione nella sua fabbrica di Kaluga.

Ma a pagare gli effetti maggiori della guerra sono soprattutto gli ucraini, con le bombe ed i carrarmati russi che hanno portato alla distruzione di quasi 105mila auto ucraine.

Si tratta di un danno enorme che ammonta a quasi 1,6 miliardi di dollari. Donetsk, Kharkiv, Luhansk, Chernihiv e Kiev sono tra le regioni con il maggior numero di auto ucraine distrutte.

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