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Persona silenziosa, quanto valida. Sempre a fianco del padre con il quale aveva già condiviso un grande dolore. Erano rimasti loro due, a supportarsi a vicenda, l’uno a sostenere i sogni o le iniziative dell’altro. Sempre insieme, anche se ognuno lungo il suo sentiero di vita. Ma ora quel tandem si è spezzato. Perché Niccolò Adami, ingegnere di 38 anni, non tornerà più nella sua Custoza, nella casa di via Lugo dove è cresciuto e dalla quale era partito sabato mattina, per un’escursione in mountain bike con un amico, sulle montagne dell’Alto Garda bresciano, a Tremosine, luogo prediletto per gli esploratori a pedali. Un malore l’ha colto su uno di quei sentieri panoramici. Lasciando nello sconforto il padre, Stefano Adami, di una famiglia storica di Custoza e fondatore dell’associazione Crèa che da anni propone brillanti iniziative culturali. Niccolò era il suo unico figlio, nato dal matrimonio con Carmela Ruggeri, conosciuta impiegata comunale, morta dopo una lunga e dolorosa malattia nel 2013, accudita da marito e figlio. «Ma stavolta è dura», dice Adami. Perché la malattia mette alla prova, ma prepara. Invece Niccolò se n’è andato all’improvviso quando tanti progetti stavano diventando realtà.
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Progetti Diplomatosi all’Educandato Agli Angeli al liceo classico europeo, con il massimo dei voti, si era laureato in ingegneria al Politecnico di Milano. Lavorava nel Mantovano per una multinazionale che costruisce macchinari industriali, la Parker Hannifin. «Era bravo, preparato, aveva talento. Il suo futuro si stava aprendo», continua il padre. «Gli avevano proposto di andare in Inghilterra e in Svizzera. Mi chiese cosa ne pensavo: “Vai!” gli dissi». Tempo pochi giorni e si sarebbe trasferito a Rivoltella, nel Bresciano, dove aveva sistemato un appartamento più vicino al lavoro. E con il padre era reduce da Siena, dove avevano assistito al Palio: Stefano Adami lavora nel comparto chimico-farmaceutico e fa la spola tra Custoza e la Toscana dove si è appassionato del Palio e supporta la contrada della Torre. «Era riservato, silenzioso, affidabile. Mi appoggiavo a lui per la gestione della casa», racconta scorrendo le foto con Niccolò a Siena.
Il dolore «Era il mio punto fermo». La sua bussola e il suo orgoglio. Ma ora dovrà risalire di nuovo dal buio, Adami. Al suo fianco il fratello Carlo, più che uno zio per Niccolò: Carlo e Stefano, fratelli, hanno sposato due sorelle, Carmela e Francesca. Condividono la stessa villetta. Un legame a filo doppio, il loro. Potente, come il dolore che coglie anche Carlo e Francesca, ora, e le sorelle Paola e Anna Maria che abitano nei paraggi. Così come è vicino di casa il sindaco di Sommacampagna, Fabrizio Bertolaso, che è accorso subito sabato sera, quando ha visto l’auto dei carabinieri davanti all’abitazione di Adami. «La perdita di Nicolò è drammatica, un bravissimo ragazzo e una persona molto in gamba. È profondo il cordoglio e ci sentiamo vicini a Stefano. Faremo il possibile per non fargli mancare il nostro supporto», dice commosso e consapevole che non ci siano parole in grado di ricucire una ferita così. Anche il parroco, don Alessandro Martini, ieri mattina, ha fatto visita alla famiglia.
Senza parole La salma è stata composta all’ospedale di Gavardo, nel Bresciano, dove si sono recati ieri pomeriggio Stefano e Carlo. Il funerale sarà probabilmente mercoledì mattina, a Custoza, paese sotto choc che a stento trova le parole e non sa darsi pace. «Niccolò era un giovane uomo dal passo agile e dalla mente precisa. Riservato, come lo è Stefano. Tre grandi doti», dice l’amico di famiglia Carlo Saletti, storico e socio di Crèa. «È inimmaginabile. Ogni parola mi sembra superflua», aggiunge il consigliere Maurizio Cassano. «A Stefano e ai familiari esprimo un sentimento di vicinanza e un forte abbraccio». Niccolò Adami pedalava a Tremosine. L’amico, con il quale aveva iniziato da qualche anno a fare escursioni in bici, era poco davanti. Non vedendolo arrivare è tornato indietro e l’ha trovato a terra. Ha chiamato i soccorsi. Ma Adami, all’arrivo dell’elicottero, era già morto.
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