Michetti, la solitudine e l’ultima gaffe: «L’esito di questo voto è laconico»- Corriere.it

2022-07-23 05:14:49 By : Ms. Alice Sun

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Il gelo nel centrodestra chiude l’avventura dell’avvocato tra frasi sulla Shoah e nostalgia dell’impero romano

Dai, Enrico, non fare così.

I capricci, alla tua età? (pochi minuti dopo le 16: exit poll già con numeri definitivi, sconfitta tremenda, impossibile rimontare uno scarto del 20%).

Ma quello di Enrico Michetti non è un capriccio. Al martirio della conferenza stampa non vuole essere solo. Minaccia di restare a casa. Occhi lucidi e forastici, lui che li ha sempre avuti pieni di efferata bontà, tipo quello del quarto piano che incontri in ascensore, come va, come non va, bisogna dire al portiere di annaffiare meglio le aiuole, eh?

Però alla fine lo convincono, lo infilano in macchina e allora pallido e teso arriva qui, nella sede del suo comitato, in un tramonto grigio tra palazzoni e prati brulli, due isolati dietro il bar dei Cesaroni, la Garbatella di Giorgia, con l’autista che imbocca la rampa e lo scarica davanti al garage. Cordone sanitario . Niente domande dei cronisti. L’ordine è: deve parlare un minuto, due f rasi (la prima, strepitosa, è: «Elezioni con esito laconico»), si alza e lo portate via.

Lo accoglie un gruppetto di sguardi gelidi . Tutti di Fratelli d’Italia. L’assenza di Lega e Forza Italia dice, più o meno, questo: l’avete scelto voi, la sconfitta è vostra (Matteo Salvini, su Roma, non ha entrature, eccetto quelle di Claudio Durigon: e si era così prudentemente rimesso alla volontà degli alleati; il Cavaliere aveva invece sponsorizzato, con forza, Guido Bertolaso : ma Bertolaso, cinque anni fa, durante l’ultima campagna elettorale, ebbe una botta di genio e disse alla Meloni, candidata, di pensare ad allattare e a fare la mamma; un episodio che lei stessa, con amarezza, ricorda anche nel suo ultimo libro).

Settimane di totale incertezza. Poi, una mattina di giugno, il deputato Paolo Trancassini se ne uscì entusiasta: «Tranquilli, il candidato giusto ce l’ho io ». Lui, ipnotizzato, Michetti se lo sentiva tutti i giorni, un sermone dietro l’altro, tra spregiudicato buon senso e contundente mitezza, sulle frequenze di una emittente locale, Radio Radio. Trancassini ne parlò poi con Arianna, la sorella di Giorgia.

Arianna, adesso, è chiusa in una stanza.

Trancassini, mentre si vede sfilare davanti il corpo di Michetti diretto in conferenza stampa, è chiuso in se stesso. Uno straccio (provate a immaginare cosa può avergli detto la Meloni quando ha realizzato il genere di candidato che le aveva propinato).

Restano pagine indimenticabili : il Professore, nei primi comizi, attacca subito con il mantra della competenza, con i romani che sono meravijosi, e poi prosegue a parlare di bighe e di acquedotti, di legioni invincibili, ha un’appiccicosa fascinazione per Roma Caput Mundi e per i grandi papi («Quando ci si pone davanti al cuppolone, cosa ci appare? Quel colonnato che sembrano due braccia aperte»). Allora lo mettono seduto e gli dicono: Professore caro, ti abbiamo candidato a sindaco di una città in macerie, infetta e infestata da cinghiali, istrici e tori impazziti, strangolata dal traffico, con le fiamme che divorano bus e ponti storici e tu devi farci il piacere di smetterla con Cicerone e proporre invece idee e soluzioni possibilmente realizzabili.

Lui, mortificato, accetta il consiglio . Ma, a raffica, iniziano a schizzare fuori i contenuti pelosi dei suoi predicozzi radiofonici. Frasi tragiche sulla Shoah (la comunità ebraica fa saltare la visita al Ghetto della Meloni), oppure sui soccorritori di Rigopiano («C’era gente di colore, servivano persone competenti»). All’ultimo confronto su Sky con Roberto Gualtieri, gli chiedono: sui diritti civili, Roma, come le appare? Lui: «Una città stupenda. Diciannove miei amici provenienti da Barcellona hanno appena trascorso una vacanza bellissima. Alla fine sono ripartiti dicendomi entusiasti: sui bus abbiamo sempre viaggiato gratis!» (in realtà, non avevano pagato il biglietto).

Quelli dell’ufficio stampa, scortandolo con aria cimiteriale verso i microfoni. «Speriamo non faccia altri casini» (la Meloni sta per cominciare a parlare nella sede di via della Scrofa).

Trancassini — ex talent scout del partito — si appoggia al muro, esausto. Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera ed ex campione di nuoto, resta distante ma a gambe divaricate, le braccia muscolose conserte, la mascella vibrante e disgustata. Chiara Colosimo , consigliere regionale, volendo fare carriera, resta in un corridoio laterale.

Il Professore è costretto a sedersi da solo.

Mai visto uno più solo.

(Si avvicina un tizio dello staff. Foto sul cellulare, pubblicità del Mulino Bianco: «Michetti, il biscotto dorato al forno»).

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