MUSICA E LINGUAGGIO: LA DIZIONE NELLA MUSICA VOCALE - GLI STATI GENERALI

2022-08-08 11:10:51 By : Mr. changguo guo

“Il linguaggio e la musica hanno in comune non, come per un certo tempo si è creduto, di essere due forme di linguaggio, ma di adoperare, per costruirsi, la stessa materia: il suono”.

Questa frase, con cui attacco il pezzo sotto forma di post, su Facebook ha dato del filo da torcere a qualcuno. Anzi c’è stato chi mi ha addirittura corretto, rimproverato, sostenendo che manca qualcosa o la frase è sbagliata. Mi accorgo che la scrittura complessa, fitta di incisi e subordinate, riesce oggi difficile se non addirittura inesplicabile al frettoloso lettore, soprattutto se lettore di social. Avessi scritto: “Il linguaggio e la musica hanno in comune di adoperare la stessa materia: il suono. Non sono invece, come per un certo tempo si è creduto, due forme di linguaggio”, sarei stato certo immediatamente comprensibile, ma non avrei reso la complessità del fenomeno con una complessità analoga del linguaggio che lo dice. Ma che paura si ha dello scrivere complesso? Non è vero che lo stile moderno è paratattico. Ahinoi, è stato detto anche questo, come è stato detto che il romanzo è morto, che la poesia è morta. Lo stile moderno (ma quale è poi questo stile moderno?) è paratattico quando serve essere paratattici, ma è complesso, irto di incisi e subordinate, quando vuole restituire, anche linguisticamente, la complessità del fenomeno che descrive. Va bene così? Spiegato bene? O manca qualcosa?

Qualcun altro la difficoltà la incontra nel periodo seguente: “La musica non è linguaggio che metaforicamente – come ben sapevano i teorici musicali medievali che per primi hanno istituito il confronto tra musica e linguaggio, sempre tenendo però presente che il confronto era appunto un paragone e non un riconoscimento di somiglianza – i procedimenti musicali non hanno significati, alla musica manca la doppia articolazione del linguaggio che permette il riconoscimento preciso di un significato”. La difficoltà nasce dall’incomprensione del “che” che precede il trattino. Certo, se lo s’interpreta come un pronome relativo la frase è sospesa, ma il fatto è che si tratta invece di una congiunzione, corrispondente a un “ se non”: “La musica non è linguaggio se non metaforicamente”. Sarebbe stato più chiaro se avessi scritto così? Forse. Ma anche qui avrei distrutto il carattere ellittico della scrittura, il rinvio a quanto segue proprio perché non precisamente definito quanto precede. Miei cari, la prosa si costruisce, non la si butta giù di getto. E anche quando vuole sembrare buttata giù di getto, va costruita ancora più accuratamente. La scrittura è applicazione, non come viene viene, come mi dice l’istante. Ecco, anche quest’ultima frase è calcolata per sembrare parlata, spontanea. La spontaneità nella scrittura è un artificio, non un processo automatico.

Carl Dahlhaus, H.H. Eggebrecht, Che cos’è la musica? , Bologna, il Mulino, 1988.

Carl Dahlhaus, L’Estetica della Musica, Roma, Astrolabio, 2009

Carl Dahlhaus, L’idea di Musica Assoluta, Roma, Astrolabio, 2016

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