Sensorama, l'arte degli inganni a Nuoro - Tiscali Cultura

2022-09-10 06:27:59 By : Mr. Kevin Du

Liu Bolin (Shandong 1973), Piazza di Spagna, Roma, 2018, stampa a getto d'inchiostro / ink jet print, courtesy Galleria Gaburro, Verona – Milano

Liu Bolin (Shandong 1973), Soft Drinks, 2013 stampa a getto d'inchiostro / ink jet print, courtesy Galleria Gaburro, Verona - Milano

Marina Apollonio, (Trieste 1940), Spazio ad Attivazione Cinetica 6B, 1967-2022, vinile / wallpaper

Kensuke Koike (Nagoya 1980), Lost Unfound, 2016, foto d'epoca modificata / switched vintage photo, courtesy l’artista e Rossana Ciocca, Milano

Alberto Biasi (Padova 1937), Se-dici…ottico-dinamiche, 1964-1998 rilievo in PVC su tavola dipinta / PVC relief on painted board, Collezione privata, Milano

Georges Méliès (Parigi 1861 - 1938), L'homme à la tête en caoutchouc, 1901, particolare

“Le cose non sono mai proprio quel che sembrano”, cantava Stan Ridgway in “Camouflage”, una canzone del 1986 dell’ex voce dei Wall of Vodoo su un giovane marine salvato nella giungla in Vietnam da un enigmatico commilitone nelle ore in cui nella realtà fisica il salvatore stava morendo in una branda a chilometri di distanza. È vero: spesso le cose non appaiono per quel che sono a prima vista e le arti hanno giocato con le possibilità illusorie: pensiamo ai ritratti formati da vegetali da Arcimboldo, alle anamorfosi (una figura in un dipinto, spesso un teschio, si vede solo da determinate posizioni e frontalmente appare informe), ai percorsi di Escher, fino all’apoteosi della Optical Art degli anni ’60 che scombinava i sensi con forme nitide eppure difficili da decifrare.

Adesso esplora questo territorio una vivace realtà culturale qual è il Museo Man di Nuoro con la mostra “Sensorama. Lo sguardo, le cose, gli inganni”. Tanto per farci capire: qui incontriamo tra gli altri il fotografo cinese Liu Bolin che riesce a mimetizzarsi in modo stupefacente con lo sfondo dei suoi scatti, qualunque esso sia, da piazza di Spagna a Roma a sequenze di bottiglie multicolori negli scaffali di un negozio, porta l’esercizio della mimesi a punte estreme e letteralmente scompare. Inevitabilmente nei suoi scatti cerchiamo dove si trovi lui, il fotografo. Un virtuoso, il cui virtuosismo va oltre il mero stupore.

Aperta fino al 30 ottobre 2022, curata da Chiara Gatti e Tiziana Cipelletti, la rassegna vede anche “il contributo scientifico di Baingio Pinna del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Sassari, autore del libro La percezione visiva, il Mulino, 2021”. In altre parole, le curatrici fanno ricorso alle neuroscienze per un completare il loro discorso. Non stupisca: è finalmente prassi frequente ricorrere a ricerche scientifiche nelle manifestazioni d’impronta umanistica perché la separazione tra le due sfere è vissuta da tempo come sterile e dannosa.

Clicca qui per il sito del Museo Man

Nella nota stampa il Man cita Magritte. Inevitabile, forse: il surrealista belga è stato un maestro nell’arte dell’inganno visivo suscitando la sorpresa di vedere un mondo a più facce. D’altronde è un gioco tanto divertente quanto serissimo: una volta sgamato il meccanismo le immagini davvero efficaci sanno spiazzarci, disorientarci, ci fanno dubitare della realtà, di noi stessi, instillano o dovrebbero instillare il sano esercizio del dubbio in opposizione alle certezze granitiche. Un bell’allenamento psichico e mentale.   

“L’illusione è la nostra realtà. Perché del mondo, là fuori, vediamo il poco che i nostri occhi sono in grado di vedere. – riportano le note stampa - La domanda ‘vediamo davvero la realtà?’ è un antico dilemma”. A qualche domanda simile portava l’Optical Art degli anni ’60, con forme che confondono volutamente in sensi. Pensiamo anche a un autore non presente a Nuoro, Victor Vasarely, in grado di creare dipinti che paiono tridimensionali, dove le astrazioni e i colori a volte sembrano muoversi e magari provocano perfino un certo giramento di testa.

D’altronde è un’arte fatta per disorientare e anche “Sensorama” ambisce a suscitare un senso di disorientamento. Chiara Gatti e Tiziana Cipelletti hanno pertanto selezionato opere come “le fotografie allo specchio di Florence Henri”, le tavole ottico-cinetiche di Alberto Biasi, artista che nel 1959 fu uno dei co-fondatori del Gruppo N, gli ambienti di Peter Kogler , “le sculture anamorfiche di Marc Didou o le performance intese come veri e propri trompe-l’œil umani di Liu Bolin, l’uomo invisibile”.

Con merito la mostra include un’esponente di primo piano della Op Art internazionale qual è Marina Apollonio, un’artista che ha fatto parte del Gruppo N e che non ha mai frenato la propria ricerca ai confini della percezione e della mente: con le sue strutture fatte di cerchi, con le sue spirali in bianco e nero che si intersecano e si sovrappongono, la Apollonio rappresenta infatti uno dei vertici di un’arte capace di creare vertigini, capace di rimandare – se non lo trovate un azzardo – tanto all’infinito, allo spazio, come a uno spirito coraggiosamente ludico.

Le curatrici avvertono di aver preso il titolo “Sensorama” dal nome di una macchina ideata nel 1957 di Morton Heilig, regista statunitense che voleva combinare sensazioni sonore, tattili, dinamiche e olfattive. Un concetto-chiave in questo caso è quello della sinestesia, ovvero quando gli elementi appartengono a sfere sensoriali diversi, si combinano, si compenetrano, ci confondono. Se volete un esempio letterario tra chissà quanti possibili, lo ritroviamo nella poesia sulle vocali di Rimbaud quando scrive “A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu: vocali, / io dirò un giorno le vostre nascite latenti”.

“Sensorama” vuole attraversare questi territori pescando anche in un cinema di illusioni come quello del francese George Méliès (1861-1938), che poteva far scomparire dal film cose o parti di persone, per passare alle sperimentazioni di artisti come Duchamp, Léger, Man Ray, Picabia, Cocteau. Non ultimo, la mostra invita a provare esperienze particolari attraverso il nostro telefono per ricordarci che la percezione delle cose può mutare, il mondo è in movimento, è fluido, e scoprire che queste visioni possono ingannarci, oltre alle implicazioni filosofiche, scientifiche ed estetiche, può diventare esercita perfino un piacere sottile e profondo.

L’allestimento è a cura di Denis Santachiara, il coordinamento di Rita Moro ed Elisabetta Masala, le video installazioni di Storyville. Catalogo Electa